La parola della settimana

28 Aprile 2024: COSA SIGNIFICA RIMANERE IN CRISTO? 

Nel racconto della "vite vera" vi è certamente un polemica di Gesù nei confronti delle proposte ellenistiche che presentavano la vite come una variante dell'albero della vita e che avevano un grande fascino sui contemporanei dell'evangelista Giovanni che invece intende ricordare che solo Gesù, e non altri, è in grado di offrirti quella vita vera che vai cercando.

Ma il riferimento più profondo va trovato in rapporto alla tradizione ebraico-cristiana che ha le sue radici nel "canto della vigna" di Isaia 5, 1-7 nel quale si racconta la storia monotona del popolo di Israele in cui sembra proprio che si mostri il contrasto stridente fra l'amore di Dio e l'incapacità del popolo eletto di corrispondervi.

La pazienza di Dio ha un limite e questo è il tempo del giudizio, perchè se da una parte c'è la cura assidua, amorevole e paziente di Dio, dall'altra c'è un'ostinata sterilità: Dio si aspetta buoni frutti e ne resta deluso. Dio ha mandato perfino il proprio Figlio, lo hanno ucciso, la vigna passerà ad altri!

In questo brano però la vite non è anzitutto il popolo di Israele, ma il Signore stesso. Questa vite è ora all'altezza delle attese di Dio perchè Gesù "è" la vite e non è soltanto il grande dono di Dio, ma anche la risposta dell'uomo. Sulla croce c'è un "Dio che muore per noi" (dono) e insieme un "uomo che muore per Dio" (risposta). Il Padre ha finalmente trovato il Gesù la docilità e l'amore che si attendeva.

Non più quindi Israele, ma il Cristo e i discepoli che rimangono con lui sono il vero popolo di Dio. E anche se la comunità che rimane in Gesù è protetta, salvata e feconda, c'è sempre il tema della "prova" e la possibilità della "potatura". Criterio di giudizio saranno i frutti e il "rimanere in Cristo":  comprendere cioè che la propria consistenza si trova nell'obbedienza, non nell'autonomia e che questa è la legge fondamentale della Chiesa. Essere uniti al Cristo come il tralcio alla vite significa essere nell'amore trinitario che si allarga all'amore fraterno. Perchè, amato, l'uome esiste,  ed è amando che si afferma. 

21 Aprile 2024: IL VERO PASTORE

Gesù è il "buon / bel" pastore (tob) di cui abbiamo spesso parlato, ma sarebbe mglio tradurre il "vero"pastore, cioè colui che realizza tutte le qualità del pastore.

Si rivela qui il mistero di Gesù che, a differenza dei capi religiosi ebraici (soprattutto i farisei) è il vero pastore che entra per la porta e che le pecore conoscono. Le affermazioni qui sono polemiche, ma perchè Gesù può dirsi il "vero pastore"? Quali sono gli atteggiamenti che lo rivelano tale? L'evangelista Giovanni risponde che Gesù è il vero pastore perchè, a differenza del mercenario, dà la vita per le pecore e perchè le conosce ed è da esse conosciuto.

Si precisa poi che l'amore del Cristo pastore non ha confini e non fa distinzioni perchè Giudei e Pagani sono conivolti nello stesso amore. Tutti gli uomini devono ritrovarsi in un solo gregge attorno ad un solo pastore.

Il pastore dà la vita per le sue pecore (questo è un dato insolito) e Giovanni sottolinea la duplice dimensione del dono di Cristo che è insieme libertà ed obbedienza: Gesù dà la vita da sè stesso, in piena libertà; Gesù dà la vita perchè questa è la volontà del Padre. E' uno stranoc concetto di lebertà, ma il lettore del quarto vangelo deve essere ormai in grado di comprenderlo: per Gesù la libertà (ma potremmo anche dire la sua esistenza, la sua personalità, la sua originalità) si raggiunge nell'obbedienza, non nel prendere le distanze dalla volontà del Padre. Sta nell'assumere questa volontà in tutto e per tutto, perchè libertà e obbedienza al Padre coincidono. La morte di Cristo salva perchè libera (dunque è un gesto d'amore, è un dono) e perchè è obbediente.

Nell'obbedienza di Gesù non c'è solo l'aspetto di dipendenza, di disponibilità e di amore che lo pongono al servizio di Dio (contrariamente al peccato che è pretesa di autonomia), ma c'è la ragione più profonda che rimanda a tutta la Trinità: il Figlio è colui che riceve tutto dal Padre ed è totalmente aperto a Lui e, anche nel mondo, continua lo stesso atteggiamento in totale conformità. E' l'obbedienza che lo costituisce Figlio e lo fa amato dal Padre.

14 Aprile 2024: CONVERSIONE E PERDONO DEI PECCATI

L'intenzione dell'evangelista Luca nel raccontare l'apparizione del Cristo risorto ai suoi discepoli è certamente di ordine "apologetico": dopo il sepolcro vuoto, l'apparizione degli angeli alle donne, l'apparizione ai due discepoli di Emmaus, quella a Pietro e, infine, ai discepoli riuniti con i quali mangia; Gesù si mostra come veramente risorto e la sua persona è reale e concreta. Il Risorto ha un vero corpo!

Al di là di ogni interrogativo possibile e legittimo, Luca insiste nell'affermare un reale passaggio dalla morte alla vita per l'intervento di Dio e questa vita (che viene da Dio) afferra l'uomo in tutta la sua consistenza e globalità.

E' certo che il Risorto però lo si coglie solo nella fede e, nonostante la concretezza della presenza di Gesù, la sua risurrezione rimane un mistero di Dio, fuori dell'esperienza consueta, perchè si tratta di una vita diversa, che non conosciamo, di fronte alla quale ogni nostro linguaggio è parziale e insufficiente.

Occorre schiudere la mente a comprendere le Scritture perchè senza questa "intelligenza" la storia dell'uomo, come quella di Gesù, restano oscure. Come altrimenti guardare, ad esempio, la morte, la sofferenza, l'onestà derisa, il peccato che sempre ci accompagna? Senza l'intelligenza delle Scritture l'uomo è cieco. La prima comunità cristiana (che Luca presenta come un modello per la Chiesa di ogni tempo) è una comunità che "persevera nella istruzione degli Apostoli" (At 2,42), cioè nella spiegazione delle Scritture e delle parole di Gesù: si tratta di un ascolto assiduo e sistematico della Parola, per poi interpretare alla sua luce i fatti che accadono e operare di conseguenza.

Il centro del messaggio della pagina del Vangelo di oggi riguarda dunque la Croce, la Risurrezione e l'Annuncio.

L'Annuncio deve avvenire nel nome di Gesù e il suo contenuto è la conversione e il perdono dei peccati. Conversione che è innanzi tutto quella della "mente":  cambiare il modo di pensare Dio e il suo atteggiamento verso l'uomo. Predicare il perdono dei peccati significa affermare che l'amore di Dio è più grande del nostro male.


IL TEMPO DI PASQUA

 La celebrazione della Pasqua continua nel Tempo Pasquale. Il tempo di Pasqua in origine era chiamato anche "lætissimus spatium", cioè il tempo più felice e bello da vivere. Il tempo Pasquale ha la durata di cinquanta giorni, dalla domenica di Pasqua fino a Pentecoste: "I cinquanta giorni che si succedono dalla domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste si celebrano nell'esultanza e nella gioia come un solo giorno di festa, anzi, come "la grande domenica". Sono i giorni nei quali, in modo del tutto speciale, si canta l'Alleluia".

I testi liturgici del tempo Pasquale sottolineano quindi l'unità teologica della morte, risurrezione, ascensione al cielo di Cristo Signore e il dono dello Spirito Santo (cfr. Gv 19,30; 20, 19-23). La Chiesa sperimenta nella quotidianità la "Pasqua dello Spirito" in modo particolare nella celebrazione del Battesimo e dell'Eucarestia. E' quindi questo il tempo privilegiato per riconoscere la presenza dello Spirito del Risorto nella Chiesa e per accogliere in pienezza i suoi doni.  

24 Marzo 2024: CHI E' VERAMENTE IL FIGLIO DI DIO

I vangeli sono stati definiti "storie della passione di Gesù con una lunga introduzione particolareggiata", e questo vale soprattutto per il vangelo di Marco. Lo spazio stesso dedicato al racconto della passione (che comprende pochi giorni) rimane sproporzionato rispetto al resto del vangelo. Ma proprio l'intera vicenda di Gesù si focalizza su questo momento vertice.

Qui ci sono i motivi principali che hanno guidato la narrazione dell'intero vangelo nei capitoli precedenti: chi è veramente Gesù? Quale è l'atteggiamento dei discepoli?

Il Cristo, attraverso gli avvenimenti della passione, appare come il Figlio dell'uomo perseguitato, prototipo di tutti i perseguitati e oppressi della storia. In tale situazione egli rimane fedele al progetto di Dio, accolto liberamente e con piena fiducia. alla fine del dramma, l'ufficiale che assiste alla sua morte potrà esclamare: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio".

Al sommo della sua solitudine mortale Gesù rivela la sua vera identità.

Al centro c'è dunque Gesù! Non vanno cercati atteggiamenti emotivi o pietistici, introspezioni psicologiche o curiosità particolari. La storia di Gesù è riletta nella linea biblica del servo sofferente. Che senso può avere una vicenda tanto assurda? Può essere la rivelazione definitiva di Dio?

L'evangelista non fa la cronaca di un'esecuzione capitale, ma vuole trasmettere un messaggio per i credenti: Gesù avanza verso la passione con il gruppo dei discepoli, ma progressivamente si trova abbandonato e solo, fino a quando, sulla croce, sarà circondato soltanto dagli avversari che lo insultano.

La fedeltà di Gesù nell'umiliazione e nella morte non è solo la rivelazione del nuovo volto di Dio, ma anche il modello e il criterio per l'impegno storico di ogni credente.

17 Marzo 2024:  ABBASSAMENTO E INNALZAMENTO

Nel vangelo di Giovanni alcuni Greci esprimono il desiderio di vedere Gesù e questo offre al Cristo l'occasione di un breve discorso intorno al significato della sua morte.

Viene sottolineato innanzi tutto il significato universale della morte del Signore: i Greci non sono qui per caso, essi sono un anticipo di questa universalità. Sono anche il segno premonitore del giudizio: i giudei si ostinano a non comprendere e rifiutano il Cristo, mentre i greci chiedono di conoscerlo.

I Greci non sono degli intrusi, ma l'anticipo della glorificazione di Gesù, la loro non è curiosità che si esaurisce in un puro vedere, ma è un desiderio di conoscere e di credere (tale è in Giovanni il ricco senso del verbo "vedere": andare oltre le apparenze per raggiungere il mistero che esse nascondono).

Gesù sembra ignorare la loro domanda, ma in realtà va al cuore della domanda stessa: Gesù è il chicco di grano che muore per portare frutto e così rivela la strada del discepolo. E' quello che i Greci vogliono sapere. Guardando la croce si comprende chi è Gesù e si trova salvezza. Il verbo "innalzare" esprime proprio questa comunione del Figlio con il Padre nel fare la sua volontà.

E' anche l'ora di Gesù. L'ora è venuta e questo è il tempo di mostrare come l'abbassamento della croce sia in realtà il vero innalzamento del Figlio dell'uomo. La croce è il frutto di una consapevole decisione, un atto di donazione liberamente accettato. La Croce è già glorificazione! Essa esprime l'inizio di un movimento ascensionale che va oltre la Croce stessa e giunge al Padre.

Croce, risurrezione, ascensione sono acocmunate nel medesimo movimento di ascensione da terra. Nella Croce Gesù attua l'estrema rinuncia del voler vivere in autonomia, e in questo volontario annientamento raggiunge la perfetta unità con il Padre. La Croce costruisce la comunità perchè le parole "attirerò tutti a me" significano che da una parte Gesù chiama i suoi a vivere come Lui, ma anche che attirerà tutti gli uomini dietro a sè nella logica della Croce. 

10 Marzo 2024:  FARE LA VERITA'

Il contesto dominante all'interno del quale si svolge il motivo della "nuova nascita" del cristiano (siamo nel discorso di Gesù a Nicodemo) è quello della FEDE.

Ma fede in che cosa? In Cristo, senza dubbio, cioè in quell'atto di amore rivelato in tutta la sua profondità sulla croce. Si deve credere nel Figlio INNALZATO, nell'Unigenito dato.

Così la rinascita del discepolo è il passaggio dalla radicale incapacità dell'uomo di amare (e di amare in quel modo), ad una nuova possibilità di amare. La meraviglia del cristiano in ogni tempo (che si fa gratitudine, imitazione, salvezza) è espressa nel v.16: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perchè chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna".

L'innalzamento di Gesù ha un duplice significato e allude sia alla croce che alla resurrezione e ascensione al Padre. Per l'evangelista Giovanni non occorre solo credere in Gesù sulla croce come dono, ma credere che la croce stessa è gloria, è vittoria. Qui sta il punto cruciale. Da questo dipende anche il giudizio: Dio ha mandato il Figlio per salvare il mondo, non per giudicarlo. Ma ciò non toglie che la presenza del dono determini una crisi: il dono del Padre può essere accolto o rifiutato.

E' l'uomo stesso con il proprio atteggiamento, con il suo rifiuto o la sua accettazione dell'amore apparso in Cristo che si costruisce dentro di sé la salvezza o la condanna, la luce o la tenebra.

La fede dunque opera un giudizio, ed è l'uomo stesso che si giudica; chi opera il male finisce necessariamente per odiare la luce e non vuole che le sue opere cattive vengano smascherate.

Chi invece "FA LA VERITA'" (che non è solo una nozione da conoscere e neppure una realtà, seppur divina, da realizzare), questi sa davvero comprendere il piano di salvezza di Dio che va accolto e costruito 

3 Marzo 2024: GESU' (E) E' IL TEMPIO

Nell'episodio della "purificazione del Tempio", presentato dal Vangelo di Giovanni alla nostra meditazione questa domenica, Gesù si confronta con il "privilegio" più sacro di Israele e lo dichiara decaduto. Qui Gesù urta contro l'opposizione e l'incredulità dei giudei e l'episodio viene collocato dall'evangelista (a differenza degli altri) all'inizio della sua missione come "segno" fondamentale per capire la sua vita.

Il gesto di Gesù si colloca nel solco della tradizione biblica legata soprattutto ai profeti (Malachia, Zaccaria, Geremia...) ed ha un chiaro senso messianico; e anche se Gesù non soddisfa la domanda sul segno che i giudei vogliono vedere, perché non è una domanda sincera (gli chiedono un segno e sembrerebbero disposti, qualora i segni ci fossero, a credere; ma in realtà non è così: più avanti rifiuteranno Gesù proprio perchè ha compiuto i "segni" [cfr. Gv 11,47]).

C'è un ulteriore aspetto: il vero tempio è la comunità (lo ricordavano anche gli Esseni di Qumran quando dicevano che il vero culto è la vita santa della comunità, la preghiera e l'osservanza della legge e volevano una restaurazione del tempio perchè profanato...) 

Con Gesù però il tempio viene sostituito non perchè profanato, ma perchè è arrivato il Messia e con lui la nuova alleanza con Dio. Di più, Cristo è il vero tempio, il luogo unico in cui si manifesta la salvezza di Dio per noi.

Con ancor maggior precisione, Giovanni indica il momento in cui l'antico tempio cede il passo al nuovo: la morte e risurrezione. Il tempio è il Cristo risorto. Egli è il vero tempio, non anzitutto la comunità o il credente. Alla luce della risurrezione, dello Spirito e della stessa esperienza ecclesiale il discepolo comprende le parole della Scrittura e le stesse parole di Gesù.

25 Febbraio 2024: SEGUIRE GESU' STANDO "DIETRO"

Le intenzioni dell'evangelista Marco nel raccontare la trasfigurazione di Gesù sono molteplici: intanto la scelta dei tre discepoli (quelli presenti nell'orto degli ulivi) che conferma il riferimento alla passione e alla sofferenza del Cristo. E' una grande opportunità che pone i tre all'interno del gruppo dei Dodici come portatori speciali della rivelazione di Gesù.

L'accento posto su Elia sottolinea che Gesù inaugura la fine dei tempi e viene presentato Pietro come persona che non capisce perchè esprime il desiderio (del tutto comprensibile) di conservare in modo durevole questa rivelazione della gloria celeste senza passare attraverso la croce nel voler seguire Gesù.

Continua quindi l'opposizione all'idea della passione (già espressa da Pietro in precedenza) e proprio su questo sfondo acquista una colorazione specifica l'appello divino di ascoltare la voce del Figlio.

La gloria del Figlio di Dio che viene rivelata appartiene ad un altro mondo e il discepolo deve attenderla e sperare in essa senza lasciarsi distogliere dal suo compito più importante che è quello di "seguire".

Pietro non è descritto come il rappresentante di una comunità che si lamenta della croce, ma simboleggia le proteste di tutti noi, dei cristiani, contro la sofferenza che ci viene incontro come qualcosa di specifico e di estraneo e ci vuole sottomettere.

La rivelazione sul monte si trasforma, dunque, in un grande appello a seguire Gesù umile, povero, casto, carico della croce.

18 Febbraio 2024: TENTAZIONI E VITTORIA IN CRISTO

In Cristo siamo stati tentati e in lui abbiamo vinto il diavolo "Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera" (Sal 60,1). Chi è colui che parla? Sembrerebbe una persona sola. Ma osserva bene se si tratta davvero di una persona sola. Dice infatti: "Dai confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore è angosciato" (Sal 60,2).

Dunque non si tratta già di un solo individuo: ma, in tanto sembra uno, in quanto uno solo è Cristo, di cui noi tutti siamo membra. Una persona sola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? E' invece questo possesso di Cristo, quest'eredità di Cristo, questo corpo di Cristo, quest'unica Chiesa di Cristo, che tutti noi formiamo e siamo, che grida dai confini della terra.

E che cosa grida? "Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera; dai confini della terra io t'invoco". ....

11 Febbraio 2024: 40 GIORNI PER UN NUOVO CAMMINO

Il tempo di Quaresima è tempo propizio per correggere quegli accordi stonati della nostra vita cristiana e accogliere la gioiosa notiza della Pasqua del Signore. La Chiesa, in questo tempo, ci invita a risvegliare il nostro cuore credente.

Le tentazioni....